Riflessione sul rapporto Fisco – contribuenti – Professionisti

Mi è capitato, la settimana scorsa, di tenere una udienza in Commissione Tributaria Regionale, a difesa di un contribuente che aveva ricevuto, tramite notifica postale, un avviso di accertamento senza firma autografa del funzionario delegato dal Direttore della Direzione Provinciale.

La Commissione Tributaria Provinciale ha dato ragione all’Ufficio citando articoli di Legge totalmente inconferenti con le ragioni esposte dal ricorrente nel ricorso, e per tanto, si decise di ricorrere in appello.

Nelle more della discussione, la Commissione Tributaria Regionale della Campania ha deciso un caso analogo (maggio 2019) accettando le ragioni del contribuente, e di tanto con tempestiva memoria ne è stata informata, la Commissione adita.

Nella discussione che mi ha riguardato, l’Ufficio aveva errato nel costituirsi in giudizio, presentando una costituzione con riferimenti errati (R.G.R. e nominativo del contribuente).

Mi sono detto: non è molto “deontologico” rimarcare degli errori di “copia ed incolla” di controparte, per cui taci e confida nei Giudicanti.

Nella presentazione della causa il relatore, purtroppo, non solo non ha centrato il thema decidendi, ma addirittura non ha rinvenuto le mie memorie e la sentenza prodotta.

Ma il peggio doveva arrivare; infatti la Presidente del Collegio confortata dalla funzionaria dell’Ufficio ha anticipatamente sentenziato: questo Collegio non si fa condizionare da altre decisioni !!!!

Attendo fiducioso la decisione confortato da queste brevi parole pronunciate in un tempo così vicino ma altrettanto lontano:

“È comune e fondata opinione, che a diminuire le cause del pubblico malcontento giovi sopra tutto risparmiare ai contribuenti inutili fastidi, molestie e perditempo. Bisogna che gli agenti della Finanza si comportino in guisa da guadagnarsi la fiducia dei cittadini, sovvenendo di consiglio i meno esperti, avvisando i negligenti a completare in tempo utile le manchevoli denuncie, facilitando a tutti l’adempimento dei doveri imposti da un complesso di leggi tributarie, che si succedono e si moltiplicano senza posa, non sempre chiare, ed interpretate da normali che la maggior parte ignora. Bisogna che col contegno cortese, equanime ed imparziale, i preposti agli uffici finanziari affidino i contribuenti, abituandoli a vedere in ciascuno di essi un amico, un magistrato amministrativo, disposto a tutelare con lo stesso zelo i diritti dell’erario e le ragioni dei privati”.

Bruno Chimirri Ministro delle Finanze del governo Saracco (circolare del 25 ottobre 1900, titolata “Norme per la migliore applicazione delle leggi tributarie”)

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