Contratto a tempo determinato. Cosa cambia con il Decreto Dignità dal 14 luglio 2018.

Con le nuove regole su durata e rinnovi è il contratto a tempo determinato la vera novità introdotta dal Decreto Dignità.

Oltre a reintrodurre l’obbligo di causale nel caso di contratti a termine di durata superiore a 12 mesi, il Decreto che mira a contrastare il precariato aumenta il costo contributivo per l’impresa per tutti i rinnovi successivi al secondo.

Contratto a tempo determinato: cosa cambia e quali novità!

Restyling ai limiti di durata e rinnovi nonché reintroduzione della causale e aumento del costo per le imprese: possono essere sintetizzate così le novità introdotte con il Decreto Dignità in merito ai contratti a tempo determinato.

In primo luogo, tra le novità introdotte vi è la durata dei contratti a termine che, a partire dalla data di entrata in vigore del Decreto Dignità, passerà da 36 a 24 mesi. In sostanza, un contratto a tempo determinato potrà durare per un massimo di due anni.

Direttamente collegato ai nuovi termini vi è, inoltre, la regola introdotta in merito ai rinnovi, che passano da 5 a 4 sempre nel rispetto dei 24 mesi di durata.

Viene reintrodotto l’obbligo di indicare la causale nel caso di contratti a tempo determinato di durata superiore a 12 mesi. In pratica, il primo contratto, se inferiore all’anno, potrà essere stipulato in forma libera mentre il rinnovo sarà ammesso soltanto previa indicazione dei motivi alla base della necessità di prorogare il rapporto a termine.

I rinnovi saranno ammessi in presenza delle seguenti necessità:

  • temporanee ed oggettive, estranee all’ordinaria attività del datore di lavoro, nonché sostitutive;
  • connesse ad incrementi temporanei, significativi e non programmabili dell’attività ordinaria;
  • relative a lavorazioni e a picchi di attività stagionali, individuati con decreto del Ministero del Lavoro delle politiche Sociali.

Per disincentivare il ricorso a contratti a tempo determinato il Decreto Dignità non ha cambiato soltanto termini, durata e regole sui rinnovi.

Tra le novità vi è l’aumento del costo contributivo che l’impresa dovrà pagare, che sale dello 0,5% per ogni rinnovo a partire dal secondo.

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